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La nostra storia

Onoriamo la nostra eredità vitivinicola, unendo arte e passione per il vino contemporaneo.

Un pò lunghina, ma fidati nè vale la pena...

Mi chiamo Jacopo Sorce, vivo a Pescara e sono un ragazzo di 34 anni con una grande passione per l’uva.

All’inizio del 2016, in una giornata come tante, il mio amico e attuale socio Luca Di Fazio pronunciò le parole che ci avrebbero cambiato la vita. Senza alcun preavviso, con un'espressione pensierosa, esclamò: "E se facessimo il vino?"

Da quel momento, iniziammo a parlarne seriamente, ma ci rendemmo subito conto di quanto poco sapessimo. Passammo l’inizio dell’estate a fantasticare sull’idea davanti a qualche calice di vino, ma presto decidemmo di chiedere consiglio ad una persona speciale: mio nonno Tonino.

Nonno Tonino Ottaviano, padre di sei figli e nonno di dieci nipoti, a 95 anni è ancora un vulcano di energia. Lavora il legno, è un guidatore modello e, soprattutto, è un appassionato produttore di vino da una vita intera.

Ci recammo nella sua bottega, "La Puteche" (the workshop), per chiedergli informazioni sulla vinificazione. Appena sentì la parola "vino", si fermò, spense le macchine e, togliendosi gli occhiali, mi guardò fisso negli occhi e chiese: "Vu fa' lu vine?" (Do you want to make wine?). Non feci in tempo a rispondere che mi interruppe, con un sopracciglio inarcato e uno sguardo deciso: "Che ti da fa' a agosct?" (What are you doing in August?)

A quel punto, sapevo cosa sarebbe successo. Risposi che ad agosto non avevo impegni, e lui, senza aggiungere altro, mi disse semplicemente: "Tu ad agost vi c' me!" (In August, you’re coming with me!)

Così, in quell'agosto del 2016, alle otto del mattino, io e Luca ci ritrovammo in una vigna, forbici in mano, confusi e un po' impacciati, sotto la supervisione di nonno Tonino. Appena ci vide, alzò lo sguardo e con voce ferma esclamò: "Jamme!" (Let’s go!)

Ci incamminammo nella vigna, attraversando una meravigliosa distesa di grappoli d’uva Pecorino, con timore di sbagliare, cominciammo a raccogliere il primo grappolo, poi il secondo, e così via, fino ad avere la quantità necessaria per la produzione.

In seguito ci trasferimmo nel locale di lavorazione, dove il nonno ci guidò in tutte le fasi della trasformazione dell'uva in vino. Da quel momento, ci si aprì un mondo intero: iniziammo a studiare e a imparare tutto il possibile dalla sua esperienza, sempre più affascinati dal processo e dai dettagli che il nonno ci raccontava. Ogni tanto ci sentivamo come i personaggi di Bart e Lisa nei Simpson, intenti ad ascoltare le storie del nonno Abram.

Durante l’inverno, io e Luca iniziammo ad attrezzarci, recuperammo l’antica attrezzatura per la deraspatura e la torchiatura appartenente al nonno di Luca, Franco Di Fazio, un uomo forte e generoso che, purtroppo, venne a mancare nell'aprile del 2017, prima che potesse vedere il nipote seguire le sue orme nella produzione di vino.

Con l’attrezzatura ristrutturata e sotto la guida di nonno Tonino, affrontammo la nostra prima vera produzione di uva Montepulciano alla fine dell’estate 2017. Tra qualche rimprovero scherzoso del nonno e tanta passione, riuscimmo a completare il processo.

Quando arrivò il momento di far assaggiare il nostro vino a parenti e amici, tirammo un sospiro di sollievo nel vedere il loro entusiasmo. Quei complimenti ci diedero la spinta per continuare, studiare e perfezionarci.

Nell’annata successiva, con un po' di esperienza in più e insieme al nostro amico d’infanzia Davide, creammo due piccole produzioni: un Trebbiano, che chiamammo "Sind" (Feeling), e un Montepulciano, "Bardasce" (Boy).

Ogni fase della lavorazione seguì le tradizioni tramandate dai nostri nonni, inclusi piccoli accorgimenti come la raccolta dei grappoli durante la luna crescente. Abbiamo imparato che è proprio il rispetto di queste tradizioni a conferire al vino un valore unico, che solo chi vive questi momenti può veramente capire.